Patrizia Mentrasti
Con Corrado Boehm se ne va un pezzo della mia vita, un pezzo importante che mi ha arricchito per molti anni. Per questo vorrei ricordare piccoli ritagli della vita universitaria, quotidiana, nel dipartimento di Matematica “G. Castelnuovo”. Per esempio, sotto, nella sala macchine dove giovane borsista mi trovavo a sperimentare insieme agli studenti (studenti, professori, esercitatori, tutti insieme) questi piccoli calcolatori microprogrammabili, ad esempio sulla congettura di Ulam: ahh la congettura di Ulam!
O quando ci incontrava noi allievi di Wolf Gross (un uomo geniale che ha però scelto di scomparire, di lasciare la minore traccia possibile) e cercava di portarci a conferenze, riunioni, aveva sempre qualcosa di eccitante da fare, senza riuscire a trascinare Gross. E poi quando chiosava le nostre conversazioni sui massimi sistemi: “Quanta intelligenza sprecata”. Chissà, forse aveva ragione.
O come riusciva a passare un intero pranzo sempre parlando di combinatori e lambda-calcolo, instancabile, con quella luce entusiasta negli occhi. Se poi c’era Henke Barendreght, l’argomento era assicurato.
O quella volta al collegio docenti del Dottorato che passò tutto il tempo a cercare di risistemarsi gli occhiali: quanto gli ho voluto bene quella volta, giovane pirotecnico vecchio professore. Voglio ricordarlo così, mentre si aggiusta gli occhiali e non dice niente, perché niente c’è da dire. Un affettuoso abbraccio, professore. Quello che ci ha unito è ancora tra noi.